Weathering with you
di Makoto Shinkai
genere. animazione
Giappone, 2019
durata, 114'
Nuovo film di Makoto Shinkai che in patria ha riscosso un enorme successo, tanto da essere il film più visto del 2019. Dopo il trionfo di “Your name”, il regista giapponese torna ad affrontare la tematica del legame in generale e, attraverso esso, anche quello dell’amore.
Hodaka è uno studente liceale di 16 anni che, fuggito di casa, tenta la fortuna a Tokyo. Qui, dopo aver vissuto per un po’ in strada senza cibo, né un conforto, decide di rivolgersi ad un uomo che lo aveva aiutato durante il tragitto. Questi decide di assumerlo come stagista, fornendogli anche vitto e alloggio in cambio dell’ottenimento di particolari notizie, come, ad esempio, quelle che riguardano le cosiddette “portatrici di sereno”. Ed è proprio una portatrice di sereno quella che Hodaka incontra un giorno: la giovane Hina che vive sola con suo fratello Nagi e che ha il potere di fermare le piogge, sempre più frequenti a Tokyo, e portare il bel tempo.
Oltre all’onnipresente tema del legame (e se si vuole anche del destino), l’altro interessante aspetto affrontato da Shinkai è quello del clima. In un momento storico nel quale le problematiche legate al riscaldamento globale e le proteste per permettere un miglioramento delle condizioni sono sempre più frequenti e sentite, “Weathering with you” cerca di inserirsi e dire la sua. La Tokyo sempre più piovosa che i due protagonisti vivono è destinata, proprio a causa di questo evento meteorologico, a modificarsi nel tempo. Chiaramente il regista giapponese dà una motivazione legata alla sua storia e più “fantasiosa” rispetto a quella effettivamente reale, ma riesce comunque a rendere attuale una storia che non ha una collocazione temporale precisa.
Tornando, invece, al tema del destino esso è ben radicato fin dai primi minuti del film, quando Hodaka esce ad ammirare un temporale tutt’altro che “naturale” che, in qualche modo, lo lega inevitabilmente a Hina.
Più che riuscita la decisione di inserire, all’interno della narrazione, chiari ed evidenti riferimenti all’opera precedente di Makoto Shinkai, “Your name”, della quale si possono comunque riconoscere in primis le ambientazioni, ma anche, ovviamente, i tratti. L’aver, però, inserito proprio i due protagonisti della pellicola precedente che mantengono i loro nomi è il vero colpo di genio. Addirittura i due si trovano ad interloquire con il nuovo protagonista in situazioni che sembrano richiamare il successo dello scorso film: Taki che si prende cura della nonna e dà consigli a Hodaka su come comportarsi, così come li avrebbe voluti lui, e Mitsuha che, invece, aiuta il giovane nell’acquisto di un regalo, parlando del destino e della vita in generale.
L’aspetto fantasy della storia, sicuramente ben più evidente rispetto al passato, permette, in maniera paradossale, di dare spiegazioni più plausibili a ciò che viene mostrato proprio perché la soluzione è da ricercarsi nell’assurdo. Un fantasy che comunque, seppur in minima parte, era presente anche nel precedente lavoro del regista, ma in modo più sottile, e che qui rischia di sortire l’effetto contrario, fornendo fin troppe spiegazioni e troppe risposte allo spettatore abituato ad essere sorpreso dal visionario regista giapponese. Qui il pubblico, a parte forse i primi minuti, riesce a comprendere e seguire tutti i drammi che si susseguono e che colpiscono (o hanno colpito) tutti i personaggi coinvolti, nessuno escluso, senza porsi troppi interrogativi. E forse vuole essere proprio questa la caratteristica principale dell’opera: essere più immediata e lineare anche e soprattutto per un pubblico occidentale.
Veronica Ranocchi
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