Io, Leonardo
di Jesus Garces Lambert,
con Luca Argentero, Angela Fontana, Francesco Pannofino
Italia 2019
genere, biografico
durata, 90'
Pensare di fare un film incentrato sulla vita, le opere e la personalità di una figura come Leonardo Da Vinci fa parte di una progettualità che di solito ha più a che vedere con gli aspetti celebrativi e della divulgazione che con quelli afferenti al cinema. Dunque, la scommessa di un’operazione come quella messa in piedi da Sky Arte, con la collaborazione di Lucky Red, si sostanziava nel tentativo di coniugare la realtà dei fatti e la loro esaltazione senza prescindere dalla capacità propria del cinema di reinventare la realtà per arrivare a raccontarla nel modo più veritiero possibile.
In tal senso, il paradosso di un film come Io, Leonardo consiste nel fare della fattualità storica un’opera di fantasia che, senza tradire la biografia del grande personaggio, è in grado di far vedere ciò che è impossibile mostrare. E non parliamo delle opere replicate attraverso immagini che fanno da sfondo a molti attimi della nostra esistenza ma, per esempio, di Leonardo stesso (interpretato da un inedito quanto efficace Luca Argentero), di cui non conosciamo le fattezze se non attraverso un ulteriore mediazione artistica (ritratti, disegni) e, soprattutto, della sua mente, esplorata dalla regia di Jesus Garces Lambert nella vertigine e negli abissi che ne ispirarono l’insaziabile e ossessiva curiosità verso ogni aspetto del creato.
Così, se come dice la voce narrante, per Leonardo le opere d’arte, a iniziare dalla pittura, non erano cosa morta ma respiro e movimento, allo stesso modo il film, con l’ausilio di mezzi tecnici e curati effetti speciali, non si limita a riprodurre filologicamente il percorso creativo e le sue suggestioni bensì le proietta in una dimensione, quella della mente di Leonardo, che in quanto tale permette allo spettatore di condividerne allo stesso tempo l’epifania e la realizzazione, in un trionfo di visioni che fanno della tridimensionalità del frutto dell’ingegno lo specchio più fedele del punto di vista dell’autore. Da qui discende pure la scelta di mantenere eternamente giovani le fattezze del protagonista, essendo ciò che vediamo non un resoconto fenomenologico del personaggio ma la manifestazione della sua essenza, destinata per sua natura a non subire le ingiurie del tempo.
Dedicato alla figura di Leonardo nel cinquecentenario della sua morte, Io, Leonardo non evidenzia solo un notevole impegno produttivo ma anche un ricercato gusto dell’estro per la presenza, nel cast tecnico, di alcuni dei migliori esponenti di quell’artigianato artistico nostrano – unico al mondo – di cui il grande toscano è stato allo stesso tempo precursore e interprete: parliamo di Daniele Ciprì, già direttore, tra l’altro, della fotografia di Marco Bellocchio e, non ultimo, de Il primo Re di Matteo Rovere, qui incaricato di restituire luci e ombre dell’universo leonardesco e, infine, dei pluripremiati Francesco Frigeri (scenografia) e Maurizio Millenotti ai costumi.
Carlo Cerofolini
(pubblicata su taxidrivers.it)
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