venerdì 26 giugno 2015

VULCANO - IXACANUL

Ixacanul
di Jayro Bustamante
con María Mercedes Croy, María Telón, Marvin Coroy, Justo Lorenzo
Francia, Guatemala, 2015
genere, drammatico
durata, 100'
Mai come in questo periodo le periferie del mondo sono state così vicine all'appassionato di cinema che in un sol colpo si è visto recapitare due cartoline dall'inferno firmate rispettivamente dal nostro Roberto Minervini, di cui abbiamo ampiamente parlato nella recensione dedicata al suo "Louisiana", e poi dal regista guatemalteco Jayro Bustamante, regista che esordisce alla regia con una film "Ixacanul - vulcano" che, alla pari di quello del collega italiano nasce dalla volontà di raccontare la realtà, spogliandola il più possible degli artifici di cui il cinema si serve quando la deve mostrare sullo schermo di una sala.


Nel caso di "Ixacanul" la sospensione di incredulità esiste comunque, perchè la storia, nel suo perfetto svolgimento e nell'assenza di tempi morti, presuppone appunto l'esistenza di un copione già scritto e di una direzione artistica che sa come utilizzare gli attori sociali chiamati a "interpretarlo". Ma è altrettanto vero che la vicenda di una famiglia di poveri contadini di origine Maya e di Maria, costretta a sposarsi per ragioni di denaro, è di quelle che si sottraggono agli standard drammaturgici comuni. In "Ixacanul" infatti il coinvolgimento nasce non tanto dalla nobiltà del tema che, partendo dalla denuncia delle condizioni di sfruttamento della classi indigenti arriva a dimostrare la collusione del Sistema nell'esercizio del misfatto; quanto piuttosto dall’assoluta adesione del regista al paesaggio, naturale e antropologico, in cui si svolge la vicenda. 


La semplicità che Bustamante impone alla materia cinematografica diventa quindi il modo per liberarla da ogni retorica e per favorire la percezione di un'afflizione trasmessa attraverso la somma dei singoli frammenti narrativi. In questo modo, mentre seguiamo le varie fasi del calvario esistenziale di Maria, che ad un certo punto rimane incinta dell’uomo “sbagliato” e deve affrontare le conseguenze di un parto destinato a sconvolgere ogni progetto,  “Ixacanul” ci informa sull’iniquità delle condizioni lavorative, sull’assenza di mutuo soccorso tra chi dovrebbe averne e sui problemi di alcolismo delle generazioni più giovani.

Senza dimenticare la presenza di uno sguardo sul sostrato di costumi e di credenze che, se da una parte costituiscono il motivo d’identità di un popolo altrimenti destinato a scomparire, dall’altra contribuiscono, con il loro carico di pregiudizi – sintetizzati nelle ragioni che spingono Maria a camminare  in un campo pieno di serpenti  –, alla mancanza d' emancipazione di quella parte della popolazione. Vincitore dell'Orso d'argento all’ultima edizione del festival di Berlino “Ixacanul” commuove e fa riflettere.

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